rovo da more
Il rovo da more regala abbondanti raccolti, ma richiede alcune cure precise.
Il rovo da more dà grandi soddisfazioni, ma richiede cure specifiche, soprattutto per i tutori e la potatura. Ecco come fare

Dice una leggenda che Satana, quando venne cacciato dal cielo, cadde in una macchia di rovo da more. Arrabbiatissimo con San Michele Arcangelo, che lo sconfisse nel paradiso, nel giorno della ricorrenza del Santo, il 29 settembre, il diavolo esce dall'inferno e torna sulla terra per sputare sui rovi, maledicendo l'Arcangelo. Per questo motivo dopo il 29 settembre le more si riempiono di muffa e diventano immangiabili.

Di vero c'è effettivamente che, a fine settembre, le more del rovo non hanno più sapore, si rinsecchiscono o, al contrario, si riempiono d'acqua secondo la stagione. Eppure, quasi nessuno raccoglie più le more selvatiche dai rovi lungo i sentieri di campagna dalla pianura all’alta collina: questo frutto quasi dimenticato, squisito e ricco di proprietà nutritive e benefiche per l'organismo merita di essere riscoperto.

Se temete le spine della sua vegetazione c’è una soluzione semplice: potete scegliere una varietà senza spine, che vi darà frutti più dolci e grossi rispetto a quelli del rovo selvatico, molto vigorosa e invadente. Thornless e Thornfree sono i nomi di varietà senza spine create negli USA, dove la coltivazione delle more è molto diffusa. Americane sono anche le more ibride come il Tayberry, curioso incrocio con il lampone. Ha portamento rampicante e tralci spinosi; i frutti sembrano dei lamponi di forma molto allungata ma hanno il sapore delle more.

Non è una specie coltivabile in vaso, sia perché per una pianta servirebbe una vasca di almeno 50 x 50 x 50 cm, sia per l’ingombro, difficile da contenere su un terrazzo…

Com'è fatto il rovo da more

Il rovo da more (Rubus fruticosus, R. ulmifolius, famiglia Rosacee) è un arbusto con tralci lunghi fino a 4 m, sarmentosi (ossia incapaci di arrampicarsi o sostenersi da soli, quindi da indirizzare e legare) che si accavallano gli uni sopra gli altri, costoluti e pieni di spine nelle varietà semi-selvatiche e inermi nelle varietà “senza spine”.
Le foglie sono alterne, a 3-5 lobi, con piccole spine lungo le nervature maggiori e una peluria argentea nella pagina inferiore, mentre nella pagina superiore sono lisce, di colore verde scuro o arrossato dal sole.
I fiori, fra maggio e luglio sui rametti dell’anno precedente, sono ermafroditi e hanno una corolla color rosa pallido o carico.
Dai fiori deriva un’aggregazione di drupe (frutti) carnose (“multidrupa” o “drupa composta” o “sorosio”) nere a maturazione, profumate.

La raccolta è scalare tra luglio e settembre, via via che i frutti maturano (non vanno raccolti prima perché troppo acidi); inoltre quelli ancora acerbi e verdi si ingrossano maggiormente e si ottiene così un raccolto scalare di elevata qualità. La maturazione delle more, influenzata dal tipo di varietà e dal clima, avviene nell’arco di alcune settimane: da una pianta adulta in condizioni ottimali potrete raccogliere circa 5 kg di more. Controllate le piante ogni 3-5 giorni. Si sfilano delicatamente dal ricettacolo, senza schiacciarli per non far schizzare il succo. Si conservano 2 giorni a temperatura ambiente e 7 in frigorifero.

Le varietà di rovo da more

Esistono piante erette che sono ibridi di Rubus ulmifolius con altre specie di Rubus europee, rovi striscianti (dawberries) nati da rovi americani per ibridazione, e il rovello (Loganberry) viene da ibridazioni complesse di Rubus vitifolius.

Si tratta di varietà spesso senza spine, in cui la raccolta è agevolata, ma il sapore non è sempre all’altezza. Le varietà migliori sono Black Satin, Géant des Jardins, Perla Nera e, senza spine, Thornless Blackberry, Thornless Loganberry, Thornfree, Youngberry.

Come si coltiva in 10 suggerimenti

  1. Il rovo è la pianta ideale per creare filari o spalliere sui bordi dei giardini, meglio se lungo i muri di recinzione.
  2. Tutte le varietà sono autofertili e possono quindi essere coltivate da sole; l’impollinazione è entomofila, quindi promossa dal volo delle api e dei bombi, che visitano volentieri questi fiori. È dunque sufficiente che esista qualche arnia nel raggio di qualche centinaio di metri.
  3. Si adatta a qualunque clima, visto che sopporta sia il caldo che il freddo. Tuttavia la forte crescita dei polloni fino ad autunno inoltrato li rende più sensibili alle gelate autunnali precoci. La fioritura tardiva, al contrario, determina nei fiori a pericoli di danni per gelate tardive di primavera.
  4. Anche l’esposizione gli è abbastanza indifferente, visto che fruttifica in pieno sole come all’ombra.
  5. Desidera terreni fertili, sciolti, leggeri, ricchi di humus, leggermente acidi (pH ottimale 6,2-6,5) e irrigati (se manca l’acqua le more saranno più piccole e asciutte), mentre non sopporta i terreni troppo calcarei o con ristagni d’acqua. Nei terreni più pesanti è consigliabile piantarlo su un cumulo di terra alto 30 cm e largo 80 cm.
  6. La lavorazione del terreno deve essere fatta con suolo asciutto, altrimenti è meglio limitarsi a realizzare un cumulo rialzato di terra, che andrà possibilmente pacciamato con corteccia, telo intrecciato o polietilene nero. La pacciamatura organica (corteccia, paglia in ragione di circa 1 kg per mq per una larghezza di 80 cm) deve essere rinnovata ogni 2 anni. Quella con materiali plastici è molto pratica e dura molti anni, ma rende difficile l’apporto di sostanza organica negli anni successivi all’impianto. Durante la lavorazione si raccomanda di incorporare nel terreno da 4 a 8 kg a mq di letame maturo e di terriccio ben compostato, assieme a 40 g/mq di concime minerale complesso.
  7. La piantagione va condotta in marzo. L’irrigazione è necessaria nel primo anno, e poi durante le estati particolarmente secche.
  8. Ogni anno in primavera si distribuisce un concime chimico per piccoli frutto o arbusti da fiore, e in autunno un prodotto organico come lo stallatico pellettato.
  9. Si moltiplica per margotta da ceppaia, o per propaggine dai tralci che provengono sempre dalla ceppaia.
  10. Non è una specie di solito soggetta a malattie o parassiti.

I pali per l'allevamento

Bisogna creare un sistema di palificazione per sostenere i tralci produttivi del secondo anno, come pure è opportuno contenere i nuovi polloni e indirizzarli verso l’alto. I sistemi adottati nel rovo sono generalmente questi:

  • a palo singolo: ogni pianta dispone di un palo alto 2 m dal suolo, a cui vengono legati strettamente i tralci produttivi, in posizione più allargata i nuovi polloni.
  • a doppio palo: alla distanza di 50 cm vengono piantati 2 pali per ogni pianta; a uno vengono fissati i nuovi polloni (che l’anno successivo si trasformeranno in tralci produttivi), mentre l’altro, alternativamente, sosterrà i tralci.
  • a spalliera: alla distanza di 3-5 m sono piantati pali alti 2 m dal suolo che, opportunamente ancorati alle due estremità della fila, sostengono tre fili (a 50-130-180 cm dal suolo) a cui vengono legati verticalmente i polloni, oppure orizzontalmente, facendoli correre lungo i fili.

La potatura

Bisogna tagliare i tralci seccati (ciascuno dura circa due anni), i rametti che hanno fruttificato l’anno precedente, e ciò che si è stroncato o spezzato. Se i rami diventano troppo lunghi e sottili, vanno tagliati a 2,5-3 m o meno, in base alla robustezza.

Infatti i nuovi getti crescono vigorosamente, in certe varietà anche fino a 3 m; ed è opportuno in autunno cimarli a 180 cm, lasciandone 3 per ceppaia. Questi polloni, a primavera, sviluppano da ogni gemma un rametto orizzontale che porta da 10 a 20 fiori composti che danno luogo al frutto.

Si effettuano quindi due tipi di potatura: in quella estiva si lasciano 3 nuovi polloni per pianta, che in autunno verranno cimati a 180 cm; in quella invernale si eliminano i tralci che hanno prodotto, si legano ai sostegni i nuovi polloni che si cimano a 180 cm; i cui getti laterali, se esistenti, si accorciano a 3 gemme.

 

Per approfondire

MORA DI ROVO
sul balcone, in terrazzo, in giardino
29284 - Ultima modifica: 2019-09-23T20:24:28+02:00 da Elena Tibiletti
Rovo da more, frutti anche senza spine - Ultima modifica: 2019-09-29T07:35:00+02:00 da Redazione Passione In Verde