palme
Chamaedorea
Una piccola giungla anche in casa si crea con le palme dalle fronde eleganti, provenienti dai Tropici ma adatte a stare fra le mura domestiche

Per ricreare una piccola urban jungle possiamo scegliere le piante da interni che assomigliano a piccole palme (perché effettivamente appartengono alla famiglia delle Palme): a seconda dell’ambiente e delle cure che forniremo loro, cresceranno più o meno velocemente, adattandosi allo spazio a disposizione.

La scelta comprende kenzia (Howea forsteriana), camadorea o palma della fortuna (Chamaedorea elegans), palma di Betel o palma areca (Areca catechu), Phoenix roebelenii, palma da cocco (Cocos nucifera) come palme dalle fronde leggere ed eleganti che vivono benissimo anche in casa, e palma di San Pietro (Chamaerops humilis) e cycas (Cycas revoluta) dalle foglie lunghe e coriacee, più adatte alla vita in terrazzo.

Le palme da INTERNI

Tutte le palme da interni rappresentano un ottimo investimento: sono quasi indistruttibili, resistono in parecchie condizioni limite (con troppa o poca luce, con poca acqua, senza concime) e sono molto longeve (20 anni e più), perché in genere la crescita è piuttosto lenta. Per questo motivo, gli esemplari grandi sono costosi, oltre che ingombranti: sono adatti a saloni di ricevimento o spaziosi luoghi di rappresentanza. È però facile trovare soggetti piccoli (altezza 20-50 cm) a buon mercato: l’acquisto è valido perché si tratta di specie robuste, belle ed eleganti, aggraziate e leggere.

Cure BASIC

Sono accomunate anche dalle medesime esigenze, peraltro elementari. Vanno tenute in casa da ottobre ad aprile, perché soffrono a 12-13 °C, in un punto luminoso finché sono piccole e giovani, poi anche in penombra o con la luce artificiale; durante la bella stagione gradiscono essere spostate all’aperto, a mezz’ombra, ma attenzione: così cresceranno più velocemente.

Si rinvasano ogni 2-4 anni, in aprile-maggio in un contenitore in plastica di due misure in più: una pianta alta 40 cm deve stare in 20 cm di diametro. Sul fondo poniamo 3 cm di argilla espansa e colmiamo con un ottimo terriccio specifico mescolato a una manciata di sabbia di fiume.

Si annaffiano in primavera-estate una volta a settimana, in autunno-inverno ogni 10-15 giorni, direttamente sul substrato già ben asciutto, con un bicchiere d’acqua per 20 cm di vaso. Da maggio ad agosto si concimano ogni mese nell’acqua d’irrigazione, con un prodotto specifico. Se però desideriamo che rimangano piccole il più possibile, dimezziamo la dose indicata in etichetta.

Amano tutte le vaporizzazioni della chioma, soprattutto in estate e in inverno con il riscaldamento acceso, quando devono essere giornaliere, mentre nelle altre stagioni possono essere a giorni alterni, sempre con acqua demineralizzata (per ferro da stiro o del condizionatore) per evitare strisce bianche sul fogliame.

Le palme da ESTERNI

Le palme da esterni, San Pietro e cycas, hanno fronde rigide e con punte aguzze che di per sé sono poco compatibili con la vita domestica, se non per un breve periodo (un paio d’anni) fintanto che sono piccole. Poi devono obbligatoriamente stare in terrazzo, coprendole d’inverno con vari giri di tessuto non tessuto ed eventualmente spostandole in casa per qualche giorno se la temperatura va sotto zero o se nevica. Devono alloggiare in vasi di plastica al Nord e di terracotta al Sud, di diametro pari a metà del diametro della chioma, con 5 cm di ghiaia sul fondo e un terriccio di riempimento composto da due terzi di universale e un terzo per piante grasse. Si annaffiano da marzo a settembre ogni volta che il substrato è asciutto, e nei restanti mesi all’incirca una volta ogni 30 giorni. Anche per loro vale il consiglio di concimare con metà dose, se vogliamo che non crescano troppo, di concime granulare universale in aprile e in settembre. E ugualmente, si tagliano le foglie se si seccano. I nemici peggiori, come per le palme da interni, sono il ragnetto rosso e le cocciniglie: il primo si combatte vaporizzando ogni giorno il fogliame ed eventualmente trattando con un acaricida, le seconde con un prodotto anticocciniglia.

La palma delle Hawaii non è una palma

La Brighamia insignis o palma delle Hawaii in realtà è una Campanulacea, cioè una parente delle campanule, ma proveniente proprio dalle isole Hawaii: se ben tenuta, può perfino fiorire, con lunghi fiori campanulati e stellati di colore giallo. È una pianta da interni perché soffre già a 15 °C. Desidera un vaso in plastica del diametro della chioma, con 3 cm di ghiaia sul fondo e un terriccio per piante grasse. Va annaffiata poco e solo quando il substrato è ben asciutto. Si concima una volta al mese da marzo a settembre con un prodotto liquido per piante grasse nell’acqua d’annaffiatura.

Assomigliano vagamente a palme, ma la dracena o tronchetto della felicità, la yucca e la zamioculcas non lo sono. Possiamo certamente coltivarle in casa, ma seguendo le cure specifiche per queste piante d’appartamento, e non quelle indicate per le palme.

Pronto SOCCORSO palme

Se alla base della pianta compaiono zone nerastre e le foglie perdono lucentezza e consistenza, si piegano e appassiscono, è un eccesso d’acqua. Se le foglie presentano le punte secche e il seccume lentamente si estende a tutta la lamina, è la mancanza d’umidità; aumentiamo le vaporizzazioni e forniamo appena un po’ più d’acqua d’irrigazione. Se le foglie divengono appiccicose e biancastre, con zone disseccate e, se urtate, si levano minuscoli moscerini bianchi che subito dopo vi si riappoggiano, è la mosca bianca (aleurodidi) da combattere con piretro o olio di Neem.

Quando le foglie si seccano per più della metà, meglio reciderle alla base con le cesoie o il segaccio; se sono solo le punte a essere secche o annerite, con un paio di forbici tagliamole nel punto in cui restano verdi.

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