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Clematis 'Multi Blue'.
Le clematidi sono splendide piante rampicanti facili da coltivare se si rispettano piccole, semplici regole. In cambio regalano grandi fiori da marzo a settembre

L’utilizzo ornamentale delle clematidi nei giardini ebbe inizio in Inghilterra, dove verso la fine del 1500 si coltivavano nella corte reale almeno due varietà di C. viticella, sarmentosa di dimensioni contenute originaria dell’Europa meridionale.

Sempre di antica data è la coltivazione nei giardini inglesi di C. flammula, così chiamata perché la rottura delle foglie verde mela emette un odore di tale intensità da causare ‘un bruciore simile a una fiamma’ se annusato sotto il sole estivo. Poco utilizzata in Italia, dove è spontanea dal lago di Como alle isole toscane e sarde, nel secolo scorso veniva venduta in vaso nei mercati parigini per l’intensa fragranza dei fiorellini bianchi.

Le specie di clematidi

L’introduzione di specie non europee, che determinano una maggiore diversificazione degli esemplari ornamentali, inizia nel 1726 con C. crispa (America settentrionale e orientale), interessante per i fiori profumati composti da sepali azzurro-porpora ondulati ai margini.

Prosegue nel 1776 con la prima specie asiatica, C. florida, di origine cinese ma coltivata in Giappone sin dal XVII secolo.

Altre specie di dimensioni medio grandi, come C. cirrhosa, C. balearica e C. tangutica (5-7 m) a fioritura precoce e provenienti dalle regioni mediterranee, erano già note a partire dal 1600, ma tendono a richiedere spazi non sempre compatibili con il giardino moderno.

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Clematis armandii

Nonostante l’estensione (circa 10 m), C. armandii è invece uno splendido rampicante di aspetto decorativo e ordinato anche quando non è fiorita. Di provenienza cinese e importata nel 1900, questa clematide sempreverde è rustica in quasi tutte le regioni eccetto le più fredde e si distingue per il bel fogliame lucido e verde scuro, ornato tra marzo e aprile da fiori bianchi profumati.

Clematidi, gli ibridi a fiori grandi

La disponibilità sempre maggiore di specie e varietà a partire dagli inizi del XIX secolo diede enorme impulso alla produzione di incroci, che catturarono subito l’interesse del pubblico. Gli ibridi più spettacolari furono sviluppati inizialmente da un vivaista inglese, George Jackman, che nel 1862 introdusse Clematis jackmanii, dalle grandi infiorescenze blu prodotte lungo tutto lo stelo, ancor oggi una delle più amate.

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Clematis jackmanii

Dieci anni dopo pubblicò una monografia che ne descriveva già oltre 200, sempre più apprezzate nei giardini non solo come rampicanti di piccole dimensioni su spalliere, pergolati e appositi supporti triangolari a forma di obelisco, ma anche in libertà tra gli arbusti, che forniscono il sostegno necessario.

La produzione di nuove forme, singole o doppie, in molte sfumature di blu, azzurro, rosso, porpora, rosa e bianco, ottenute ibridando specie di tutte le provenienze, è ormai inarrestabile e se ne contano almeno 400.

3 clematidi rustiche e vigorose

  • Tra le più facili da coltivare, Clematis armandii è una specie robusta molto ramificata, che raggiunge anche i 10 m, con fiori bianchi di media grandezza in aprile.
  • C. montana è una specie vigorosa e adatta anche alla zona alpina, particolarmente bella in aprile quando si riempie di centinaia di fiori bianco-rosati dal centro giallo di stami.

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    Clematis montana

  • La crescita vigorosa rende Clematis tangutica adatta ai grandi spazi, dove può espandersi liberamente per 5-7 m; i suoi fiori sono piccole lanterne pendule di un bel giallo vivace e brillante, tra luglio e settembre.

9 segreti per  coltivare le clematidi

• Esigono terreni fertili, di buon impasto, anche calcarei ma ricchi di humus o terriccio di foglie, alleggeriti da sabbia di fiume se pesanti e argillosi.
• Un buon drenaggio è essenziale: evitate però aree del giardino troppo asciutte ed anche quelle che trattengono molta umidità durante l’inverno. Se intendete posizionarle in prossimità di muri, piantatele a circa 30 cm di distanza e guidatele a destinazione con bacchette di bambù, evitando di situarle troppo vicine alla base che ne impedirebbe lo sviluppo.
• Il segreto più importante è che tutte le clematidi richiedono radici all’ombra e chioma al sole. Un ombreggiamento della base si può ottenere con uno strato spesso di pacciamatura, oppure con pietre disposte intorno alla base.
• Il trapianto degli esemplari dal vaso al giardino si può effettuare in ogni stagione, badando di non danneggiare le radici e preparando una buca di almeno 60 x 60 cm. Alla terra di riempimento si dovrebbe aggiungere torba (in cui vengono solitamente cresciute in vivaio), almeno intorno al pane radicale.
• La coltivazione in contenitore, sufficientemente ampio (almeno 60-70 cm di diametro e profondità) presenta spesso la soluzione ideale se il terreno delle bordure è poco ospitale.
• Per limitare i danni di malattie fungine (Clematis Wilt) che possono provocare l’afflosciamento degli steli e la morte dell’esemplare entro pochi giorni, è utile piantarle circa 15 cm sotto il livello dello stelo in vaso.
• È inoltre importante provvedere un supporto adeguato subito dopo l’impianto per permettere ai teneri virgulti di aggrapparsi saldamente intorno al sostegno.
• Molto utili concimazioni con fertilizzante liquido, da eseguire settimanalmente prima della fioritura e annaffiature regolari nei climi con estati calde, in autunno è inoltre vantaggiosa una pacciamatura con letame maturo.
• Per le potature, le regole base sono semplici. Le specie che fioriscono su steli prodotti l’anno precedente vanno potate dopo la fioritura, limitandosi all’eliminazione di rami secchi e a un leggero diradamento, sono quindi di contenimento più difficile perché non accettano tagli troppo severi e sono più indicate nei grandi spazi (ad esempio C. montana, cirrhosa, tangutica, armandii). Gli esemplari che fioriscono su legno giovane (in genere tutti gli ibridi a fiore grande) sono da potare a fine inverno per stimolare la produzione di nuovi getti e fioritura generosa a partire dalla base.

7 consigli per  coltivare clematidi in vaso

  • La clematide è ideale anche da coltivare in vaso su terrazzi e balconi, perché è un rampicante leggero, veloce nella crescita e redditizio nella fioritura, spettacolare quando è animato dalle grandi corolle, longevo e poco esigente, perfetto per chi non ha tempo da dedicare. Ha un solo difetto: è spogliante, quindi d’inverno non può contribuire a creare quinte e cortine. Si può utilizzare per movimentare grigliati e altri tipi di traliccio, o i gazebo in ferro battuto.
  • Anche in vaso vale il detto “testa al sole e piedi all’ombra”, a significare che la parte aerea della pianta deve stare in pieno sole e la base in ombra. In vaso, dove le temperature scendono sotto lo zero, bisogna pacciamare bene la base ed eventualmente avvolgere il contenitore con plastica pluriball da novembre a marzo. Sono indifferenti al caldo torrido, al vento e in parte anche alla salsedine.
  • Il vaso può essere in plastica o terracotta (nel Sud), di diametro 30 cm per una pianta appena acquistata. Ogni 2 anni è bene rinvasarla in un contenitore di una misura in più, fino alla massima raggiungibile, poi si rinnova solo il terriccio superficiale. La terra deve essere fresca, fertile, soffice, per es. due terzi di terra da giardino e un terzo di terra universale con aggiunta di un po’ di sabbia, con un ottimo drenaggio sul fondo del vaso.
  • In vaso va annaffiata con acqua abbondante e regolare tra maggio e settembre, solo dopo che il substrato si è asciugato, moderata in marzo, aprile e ottobre, nulla nei restanti mesi.
  • Va poi concimata in aprile, giugno e settembre un prodotto granulare a lenta cessione per arbusti da fiore.
  • Tra le specie e varietà più adatte alla vita in vaso ci sono Clematis chrysocoma, dai fiori bianchi con sfumature rosa; Clematis flammula, dalle corolle candide; Clematis lanuginosa, dai fiori color lavanda; Clematis alpina ‘Ruby, a fiori campanulati rosa vivo con centro crema; Niobe, dalle corolle color sangue; The President, dagli enormi fiori viola.
  • Sono sconsigliabili gli ibridi, perché più facilmente possono venire colpiti dal Clematis Wilt, il seccume improvviso della clematide, che deriva da eccessi idrici (ma non solo), e che porta la pianta a morte in pochi giorni.

    Clematis 'Multi Blue'
    Clematis 'Multi Blue'

4 clematidi da provare in vaso

  • Clematis 'Multi Blue' è un ibrido rustico e compatto, che si fa notare per la bellezza dei fiori grandi, semidoppi, di un blu navy elegantissimo che sfuma al violetto; sbocciano sia sul legno nuovo che vecchio vivacizzando da maggio ad agosto tralicci, muri e pergolati. Adatta anche ai piccoli giardini e ai contenitori su terrazze e balconi.
  • C. integrifolia 'Pangbourne Pink' è invece un’erbacea alta solo fino a 80 cm, dai piccoli e graziosissimi fiori campanulati in estate.
  • Di origine americana, Clematis crispa è una clematide molto particolare: dalla primavera alla tarda estate produce fiori a campanella, profumati, di un colore variabile dal porpora orlato di bianco all'azzurro e al lavanda; molto interessante anche per lo sviluppo ridotto (1-2 m) e compatto.
  • Clematis florida 'Sieboldii', di origine cinese, ha fiori spettacolari, doppi e appiattiti, bianchi con centro porpora, da maggio a luglio; cresce fino a 4-5 m su sostegni di ogni tipo.

Cos'è il Clematis Wilt o Seccume delle clematidi

Il seccume della clematide (clematis wilt) colpisce in particolare gli ibridi a grande fiore e soprattutto le giovani piante nella fase in cui crescono velocemente. La causa della malattia è un fungo patogeno (Phoma clematidina).

Nel giro di una notte, una o più parti della clematide appassiscono completamente come se fossero state staccate dal resto della pianta. Questa parte appassita non si riprenderà più e deve essere tagliata ed eliminata (non nel compost).

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Clematide colpita da Clematis Wilt o seccume delle clematidi.

La parte che rimane e tutto il terreno circostante devono essere abbondantemente irrorate con un fungicida sistemico.

A volte la pianta rigetta dalla parte sottostante il taglio, altre volte muore del tutto. Questo è il motivo per cui in genere si suggerisce di interrare due nodi (cioè piantare in profondità l'esemplare), che possano rigettare dopo un taglio.

Il fatto che alcune varietà abbiano una più bassa probabilità di essere colpite dalla malattia non vuol dire, purtroppo, che non ne possano essere colpite. Solo le piante cosiddette "resistenti" sono immuni da una data malattia.

Per approfondire

26729 - Ultima modifica: 2019-05-13T18:16:31+02:00 da Elena Tibiletti
Clematidi, come coltivarle con successo - Ultima modifica: 2019-05-14T07:12:00+02:00 da Redazione Passione In Verde