Cardamomo: difficile coltivarlo, ma che spezia!

La pianta del cardamomo richiede caldo e vasi di grandi dimensioni. Se ne ricavano i semi intensamente aromatici, da utilizzare in cucina

Il cardamomo propriamente detto (cardamomo vero o verde) è Elettaria cardamomum, parente dello zenzero (appartengono infatti alla famiglia delle Zingiberacee), ma spesso si indicano con il nome comune anche E. repens (cardamomo di Ceylon) o altre piante del genere Amonum (cardamomo nero).

Spontaneo nei boschi tropicali montani dell'India meridionale, dov’è tuttora un cardine della medicina ayurvedica, era già apprezzato da Egizi, Greci e Romani. Nel mondo arabo è ritenuto afrodisiaco, grazie alla novella "Il giardino profumato" delle Mille e una notte.

Com’è fatto il cardamomo

Si tratta di un arbusto perenne giunchiforme, alto fino a 4 m, con fusti coperti di foglie lineari-lanceolate, lunghe fino a 60 cm, a punta. A metà primavera produce lunghe (fino a 30 cm) infiorescenze di fiori giallo-biancastri screziati di blu-viola. Ognuno produce 4-8 piccoli semi profumati, color rosso-marrone, racchiusi in capsule prima verdi e poi grigiastre.

Dove e come si coltiva

Le coltivazioni di cardamomo si trovano nello Sri Lanka, in Iran, India, Tailandia e America centrale; i semi più pregiati, e costosi, vengono dalle foreste pluviali del Malabar, sulla costa indiana. Reperibile con difficoltà in vivai di piante tropicali, nel nostro Paese va allevato solo in vasca e solo in zone miti anche d’inverno.

Non resiste infatti sotto i 10 °C (la sua temperatura ideale è di 22 °C), ma non può essere coltivato in vasi piccoli (facilmente riparabili d’inverno), bensì in contenitori molto ampi, che difficilmente possono essere poi movimentati. Il terriccio deve essere acido (pH 5,1-5,5) e costantemente inumidito: richiede quindi annaffiature costanti e abbondanti soprattutto d’estate. Deve vivere in una posizione ombreggiata ma molto luminosa. La concimazione non è indispensabile: eventualmente gradisce un apporto di prodotto granulare per acidofile in primavera e autunno. Si riproduce per divisione dei rizomi.

Come si raccoglie e si conserva

Si raccolgono le capsule ancora verdi e chiuse, lasciandole essiccare al sole per pochi giorni e poi aprendole manualmente e togliendone i semi, che vengono ulteriormente essiccati.

Si conservano in barattoli di vetro ben chiusi, tenuti al fresco e al buio. Spesso però i semi rimangono all’interno della capsula, per evitare che perdano l’aroma a contatto con l’aria; al momento dell'uso, la capsula viene rotta e i semi utilizzati tal quali o macinati.

Come si usa il cardamomo in cucina

I semi hanno un odore aromatico, agrodolce, simile a quello del limone, e sapore corposo, dolciastro e piccante al tempo stesso. Nei Paesi arabi le capsule aperte nella caffettiera o teiera aromatizzano la bevanda, offerta agli ospiti in segno d'amicizia (caffè alla turca, tè iraniano). In India le capsule intere o i semi macinati si usano per dolci, riso pilaf e curry, e sono tra gli ingredienti del Garam Masala (curry). In Cina sono utilizzati per aromatizzare piatti di carne arrostita e nel Vietnam come ingrediente nel brodo per la minestra di tagliatelle detta Phở. Nei Paesi scandinavi, le capsule profumano il glogg, bevanda calda fortemente alcolica, mentre i semi entrano nel kaeffebrod, pasticcino servito col caffè. Il Centro Europa tedesco usa i semi polverizzati per insaccati, panificazione e pasticceria, soprattutto natalizia (pan pepato). In Italia i semi polverizzati sono ingrediente fondamentale di molti amari.

Per voi la ricetta del Pane al cardamomo.

L'olio essenziale, con limonene, sabinene, borneolo e cineolo, è un potente digestivo e un antisettico.

Cardamomo: difficile coltivarlo, ma che spezia! - Ultima modifica: 2020-04-24T07:41:51+02:00 da Redazione GI