sinergica permacoltura
L'agricoltura sinergica e la permacoltura permettono di coltivare un orto sano.
L'agricoltura sinergica e la permacoltura permettono di fare un orto sano e produttivo senza intervenire con sostanze chimiche

Evitare di rivoltare e compattare il terreno, tenere la superficie del suolo sempre coperta e non utilizzare nessun tipo di fertilizzante: ecco i principi dell’agricoltura sinergica. Non riguarda solo l’attività agricola, ma è la filosofia di organizzazione di un luogo in maniera ecosostenibile, con il minor spreco e impatto ambientale possibile.

Se quello che ci interessa è la produzione di vegetali, piante annuali e perenni tramite l’autofertilità del suolo, l’agricoltura sinergica è quello che stavamo cercando.

La coltivazione dell’orto avviene in spazi strutturati in modo da mantenere il suolo in uno stato normale, cioè selvaggio, rispettandolo e riconoscendolo come essere vivente. Si escludono tutte quelle pratiche colturali invasive come la vangatura o l’uso di sostanze chimiche. Questo modo di coltivare prende il nome di "permacoltura".

Il sinergico e la permacoltura condividono molte caratteristiche, poiché sono uno parte integrante dell’altra. Mentre il sinergico è una tecnica di orticoltura e di design di sistemi orticoli, la permacoltura abbraccia molti più argomenti, è un sistema di progettazione più ampio che comprende diversi metodi di orticoltura, tra cui il sinergico, e riguarda anche molti altri ambiti tra i quali la frutticoltura, il giardino-foresta o food forest, le sistemazioni idriche dei terreni.

L’orto sinergico

L’agricoltura sinergica, spesso chiamata anche “l’agricoltura del non-fare”, nasce attraverso le pratiche e gli scritti di Masanobu Fukuoka e si attiene a quattro principi.

  1. Non lavorare la terra, niente aratura, né vangatura: il suolo è naturalmente ricchissimo di organismi la cui attività, in seguito alle lavorazioni del suolo e quindi alla sua ossigenazione, viene alterata.
  2. Non compattare il suolo: per far sì che i micro-ecosistemi presenti nel sottosuolo abbiano la giusta aerazione, non bisogna compattare il terreno; in pratica, non va calpestato. Anche per questo nell’agricoltura sinergica vi è una netta separazione fra terreno coltivato (fatto su aiuole rialzate alte circa 40 cm) e passaggi su cui si cammina.
  3. Non concimare: la fertilizzazione avviene tramite copertura organica permanente (pacciamatura viva o secca). Ricreiamo ciò che accade in natura in un bosco.
  4. Piantare in ogni aiuola almeno tre specie differenti di piante: per attivare l’attività sinergica. Stando attenti alle corrette consociazioni le piante si aiutano a vicenda, perciò piantiamo su ogni bancale almeno una leguminosa, una liliacea e un ortaggio appartenente ad altre famiglie.

L’agricoltura sinergica è un concetto, elaborato dalla franco-spagnola Emilia Hazelip, che eredita le tradizioni del passato e rivoluziona l’approccio alla produzione di vegetali destinati all’alimentazione umana e animale. Lo scopo prioritario è ottenere stabilmente il rinnovamento della naturale fertilità del terreno, senza uso di prodotti chimici e senza alterare la struttura del suolo. Le piante sono scelte e coltivate in modo da creare sinergie positive fra le diverse specie; lo stesso tipo di pianta può essere presente in varie fasi del ciclo di crescita, anche quando è in fase di decomposizione o interrata (l’operazione si chiama “sovescio”, vedi in fondo) per nutrire il suolo.

L'orto in permacoltura

Se avete carta bianca per progettare il vostro orto, ma anche se volete estendere l’area coltivata, non dovete avere fretta: prendete un tè, sorseggiate e osservate con calma il luogo e ciò che di naturale già vi è presente… Dovete individuare e ragionare sugli elementi esistenti, osservare, ragionare e disegnare, allo scopo di minimizzare le future cure colturali.

L’orto in permacoltura non è geometrico e razionale: la permacoltura “onora la vita e la complessità di ciò che esiste”, quindi occorre rieducare l’occhio a un nuovo concetto di estetica “selvaggia” perché “nel Caos soggiacciono opportunità non lineari per un ordine creativo” ("Permaculture. A Designer’s Manual”, Bill Mollison, uno dei primi formalizzare l’approccio permacolturale).

In questa luce le semine e i trapianti non seguono sesti di impianto rigidi e modulari, anzi, categoricamente lasciate andare a fiore alcune piante così che esse si possano propagare spontaneamente.

Quando progettiamo dobbiamo tenere conto della multifunzionalità degli elementi inseriti nel nostro orto. Prendiamo ad esempio una siepe, essa svolge diverse funzioni: ombreggia, separa, ospita insetti e animali ausiliari. Al suo interno le specie che la costituiscono possono a loro volta svolgere ruoli molteplici: il bambù fornisce un ottimo pacciame e fa da frangivento, il topinambur oltre a essere vistoso nella fioritura, ha radici commestibili o ancora il salice fornisce una robusta siepe che può essere “piegata” a formare recinzioni viventi molto belle. Uno specchio d’acqua se ben gestito, è un ulteriore esempio di multifunzionalità. Esso infatti, trasformandosi in un complesso ecosistema, attirerà molti insetti e animali ausiliari!

Cosa bisogna valutare per fare un orto sinergico

Per ottenere i migliori risultati è bene dedicare tutto lo spazio verde a questo tipo di approccio, che dà risultati apprezzabili se praticato in un’area tale da consentire ogni sinergia naturale nel suolo e nell’ambiente. Se l’orto è piccolo, bisognerà scendere a qualche compromesso, pur nella logica di una scelta “al naturale”. Ciò non toglie che i principi di base sono accettabili anche a livello di piccolo orto familiare, perché pongono in primo piano il rispetto della natura e dell’ambiente; a differenza dell’agricoltura biologica, che prevede l’impiego di antiparassitari naturali e di concimi, l’orto sinergico mira a non aver bisogno di questi “interventi esterni”, affidando a un delicato ma efficace equilibro naturale, il compito di provvedere alla salute delle piante e del suolo.

 

Quindi non concimate, ma utilizzate le forme di nutrimento come il sovescio e il compostaggio; non rivoltate la terra, per conservare il prezioso humus superficiale; non lasciate aree di terreno nude; trovate un buon equilibrio tra rotazioni e consociazioni di ortaggi. Partendo da questi requisiti di base potete intraprendere la strada dell’orto sinergico, che insegna a guardare alla natura come parte in causa e non come specie dominante.

 

Uno dei principi più importanti da applicare nella gestione di un orto sinergico è quello di evitare ogni spreco. Questo riguarda sia le piante (che, appunto, possono trovare utilizzo anche nella funzione di concimazione, o venire usate per proteggere altre piante dai parassiti), sia i prodotti e gli attrezzi: l’attenzione al riciclo, e lo stop alle spese inutili e superflue, fa parte di una visione della vita che mira a cambiare il nostro sguardo sul regime quotidiano che caratterizza gran parte delle società moderne. Sinergia significa rapporto positivo e interscambio fra uomo e natura, ma anche fra gli uomini e le donne che vivono in una determinata area. Nell’orticoltura sinergica si favorisce quindi il contatto, stimolando l’acquisto di prodotti orticoli del territorio allo scopo di sostenere l’economia locale, limitare al minimo il movimento di merci, proteggere le varietà locali e le specificità del territorio.

 

Come altre forme di approccio rispettoso e naturale alle piante destinate al consumo alimentare o alla decorazione di spazi verdi, l’orto sinergico richiede un lavoro non troppo impegnativo, ma continuativo e attento. Le mani dell’orticoltore non sono “sulla” ma “nella” natura: il lavoro umano di cura delle piante fa parte della sinergia complessiva fra le forme di vita esistenti nello spazio coltivato e nell’ambiente circostante (la campagna, il bosco, il giardino...).

 

Se non avete sviluppato precedenti esperienze di agricoltura naturale, accostatevi al metodo di agricoltura sinergica con gradualità, perché altrimenti c’è il rischio di incorrere in delusioni: il percorso di avvicinamento passa attraverso una serie di sperimentazioni che mirano a individuare le tipologie di ortaggi più resistenti e più adatti all’ambiente, al clima, al tipo di malattie che più facilmente si possono verificare (per esempio perché favorite da un tipo di clima umido e afoso). Se avete il vostro verde solo in balcone, può essere difficile mettere in pratica alcuni principi guida: vi limiterete, per quanto possibile, a interpretare le linee base di tutela della fertilità naturale del terreno in vasi e fioriere.

La realizzazione dell'orto in permacoltura

Innanzitutto è fondamentale conoscere lo spazio in cui si opera ed essere a conoscenza della storia del terreno.

Preparate il suolo semplicemente con una pulizia superficiale, senza rivoltarlo: lo strato di humus è disposto in superficie e, se viene interrato, perde la sua efficacia, il che significa che sarebbe necessario spargere del concime per ottenere un buon sviluppo delle piante. Per lo stesso motivo non bisogna pressare il terreno perché i microrganismi utili sopravvivono solo se c’è aerazione.

La coltivazione degli ortaggi si effettua su grandi aiuole delimitate che svolgono numerose funzioni, tre cui quella di diversificare i camminamenti destinati al passaggio di uomini e mezzi, in modo da non compattare il terreno. È possibile realizzare sopraelevate per ridurre la difficoltà di lavoro e per meglio distinguere la zona coltivabile dalla calpestabile.

Infatti, l’orto non va schiacciato con gli scarponi, assi o altri mezzi di passaggio; i sentieri fra le parcelle devono essere tenuti a distanza tale da poter lavorare rimanendo sui lati e devono essere lasciati in terra battuta o rivestita di ghiaia, per lasciar passare l’acqua. L’ideale è rialzare le parcelle a 30-40 cm dal livello campagna per favorire un corretto drenaggio.

La larghezza consigliata per le aiuole è di 1,20 m, mentre per la lunghezza non ci sono limiti, ma è necessario ricavare dei passaggi ogni 4-5 metri. La forma delle aiuole deve essere rettilinea o curva, purché si rispettino i rapporti tra lunghezza e altezza delle aiuole. Se infatti sono troppo strette, si accentuano gli sbalzi climatici, si ha meno spazio a disposizione e occorrono più passaggi del necessario.

L'aiuola sinergica si prepara con il terreno del posto e, nel caso questo sia povero di sostanza organica, si può aggiungere compost o letame poco maturo, incorporandoli in modo superficiale. La concimazione va lasciata al naturale ciclo della vita. Una densa copertura del suolo con piante diverse è l’ideale; inoltre si utilizza il sovescio (vedi dopo) e si coprono le parcelle non in uso con paglia naturale, in estate per impedire il disseccamento del suolo e in inverno per proteggerlo dall’erosione causata dalle piogge intense e dal vento.

Le orticole per l'orto sinergico

In un'unica aiuola sarà possibile coltivare diverse varietà di piante: dalle più giovani appena seminate o trapiantate, a esemplari ormai in fase di maturazione, erbe fiorite o raccolte precedenti già passate dal compostaggio. In queste aiuole una regola fondamentale è quella di non tagliare mai le radici delle piante raccolte in quanto l'apparato radicale apporta ancora nutrimento al terreno.

Coltivate l’orto rispettando i principi della diversità: piante diverse vicine che si aiutano in consociazione, per esempio i pomodori e il basilico, e tante piante selvatiche da fiore ai bordi, per attirare le api e favorire l’impollinazione. La compresenza di piante da orto, aromatiche e fiori ha un ruolo preciso di tutela della biodiversità e comporta, alla prova dei fatti, una minore sensibilità degli ortaggi ai parassiti e malattie. A tale proposito, nell’orto sinergico non dimenticate di seminare soprattutto verdure in varietà locali, sperimentate per secoli dai contadini che avevano bisogno di piante robuste, poco sensibili e di buona conservabilità.

È molto importante creare le aiuole con:

  • Leguminose come ceci , lenticchie, fagioli, piselli, che hanno la capacità di fissare l'azoto atmosferico nel suolo
  • Liliacee come aglio, cipolla, porro, scalogno, che tengono lontani i batteri per le loro caratteristiche chimico-biologiche.
  • Fiori come Calendula officinalis, Chrysanthemum cinerariaefolium e Tropaeolum majus, in grado di allontanare insetti dannosi.
  • Ortaggi comuni posti al centro della zona seminata.

Il sovescio per concimare

Nell’orto sinergico si utilizzano antiche tecniche di arricchimento naturale della fertilità, che erano state abbandonate perché richiedevano tempo a disposizione: una di queste è chiamata “sovescio”.

Quando una coltura si è esaurita e l’area resta vuota, per evitare che venga colonizzata inutilmente dalle erbacce e per nutrire la terra, dovrete coltivare una specie da sovescio: sono quelle che alla fine del ciclo, quando sono quasi appassite, possono essere interrate con una semplice copertura di terriccio.

Queste specie si decompongono gradualmente, restituendo alla terra una ricca dose di sostanza organica che si trasformerà in humus, ossia la parte fertile del suolo. La loro presenza nell’orto sinergico è una delle chiavi fondamentali per poter rinunciare all’utilizzo di concimi, con la sola esclusione dello stallatico naturale il cui impiego dovrebbe essere ammesso, a rigor di logica, solo se questo prodotto è reperibile in loco, senza acquistare sacchi di produzione industriale.

Numerose sono le piante utilizzabili per il sovescio. Alcune hanno anche una bella fioritura, come la facelia dai fiori blu e la senape che in primavera illuminerà l’orto con i suoi fiori giallo brillante, portati da alti steli flessuosi. Le leguminose, e in particolare la veccia, possono rimpiazzare i concimi che rilasciano azoto.

 

Agricoltura sinergica e permacoltura per fare un orto - Ultima modifica: 2020-05-17T07:53:42+02:00 da Redazione Passione In Verde